Lo stanno seguendo. Ne è sicuro. Ogni faccia, ogni ombra sembra volere qualcosa da lui. Cammina veloce, attraversando la condensa del proprio respiro. Le grida di una madre ai figli lo fanno trasalire. Deve calmarsi. Deve. Calmarsi.» 16 aprile 1952. Sono passate da poco le nove di sera quando gli abitanti di via Villa della Regina, ai piedi delle colline torinesi, sentono riecheggiare uno sparo nel buio. Accorsi fuori, trovano un uomo agonizzante, un loro vicino illustre: Erio Codecà, dirigente della Fiat. L'ingegnere non sopravvive alla ferita di quel proiettile, sparato da un'arma mai ritrovata e da un assassino che numerose indagini e un intero processo non riusciranno a identificare. Il caso è ormai archiviato - e perlopiù dimenticato - tra i tanti misteri irrisolti d'Italia quando, dopo oltre quarant'anni, la scoperta di vecchie lettere inedite solletica la memoria e l'interesse di un avvocato sessantenne: Marcello Dalmasso, che esercita a Milano ma ha origini torinesi....
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