Binovitch aveva in sé qualcosa dell'uccello: certamente nei lineamenti, con quegli occhi penetranti e il naso aquilino; e anche nei movimenti con quel suo spostarsi a scatti, saltellante; nel modo in cui si appollaiava sul bordo di una sedia e in cui becchettava il cibo, e pure nella voce pigolante; ma lo era soprattutto nella sua mente aerea e fantasiosa, veloce come il lampo. Sfiorava qualsiasi argomento e ne coglieva subito il cuore, come un uccello che voli rasoterra catturando infallibilmente la preda. E in effetti aveva una visione delle cose a volo d'uccello. Amava gli uccelli e li capiva istintivamente e riusciva ad imitarne gli acuti gorgheggi con sorprendente accuratezza e abilità. L'unica loro qualità che non possedeva era la mirabile capacità di bilanciarsi e mantenersi in equilibrio. Era un omino nervoso, nevrastenico. E si trovava in Egitto per ordine del suo medico.