Gualtiero Bertelli - Venezia e una fisarmonica (2025)
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Onestamente devo ammettere che mi dava una certa aria d'importanza dire «Mi sono la fisarmonica». In Campomarte mi gero quelo che sonava la fisarmonica, n'importa come, solo io suonavo la fisarmonica. Mio nonno mi adorava perché finalmente aveva un fisarmonicista in casa e ascoltava i miei strazianti esercizi come se fossero composizioni di Mozart. Per tutti ero un degno erede dei Bertelli, famegia de musicisti! Questa storia mi dava un'aura da diverso, e non mi dispiaceva perché i diversi erano quelli che sapevano fare a pugni e io non ero forte; erano i più ricchi e noi eravamo immediamente tra i più fortunati perché mio padre aveva la paga sicura, ma el fio del luganegher era più ricco, e anca quelo del panetier; erano i più studiati, cioè nissuni, perché ben pochi andavano avanti dopo le elementari. C'era solo un geometra da qualche parte, che infatti era "el geometra". Si capisce che chi suonava la fisarmonica era uno diversissimo!