Wu Ming 2 - Mensaleri (2025)

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data: – 23.09.2025, 07:45
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Wu Ming 2 - Mensaleri (2025)

Wu Ming 2 - Mensaleri (2025)

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“Mingarda sbucò in una radura. Sopra gli anemoni e le pervinche turbinavano le signore dell’isola: farfalle e falene talmente fitte che il prato vibrava dei loro svolazzi”.


Agli albori dell’Italia industriale, in una provincia remota, la tecnologia si scontra con un culto segreto. Da un lato le macchine e i loro sortilegi, dall’altro un rituale sempre sul punto di scomparire ma che ogni volta riemerge. Una saga lunga oltre un secolo, tra ribellioni, lotte operaie, e un misterioso sterminio di farfalle.


È il 1868 quando Nazzaro Mensa acquista l’isola di Parpai, sul fiume Leri, e vi costruisce una grande cartiera. Sulla riva dirimpetto fonda un villaggio per gli operai, un borgo che porta il nome della sua famiglia, unito a quello del corso d’acqua: Mensaleri. Sembrerebbe il sogno di un imprenditore illuminato, ma intorno a Nazzaro non ci sono solo ingegneri e tecnici, c’è anche un mago, che lo affianca nelle decisioni. Nel 1995 l’èra dei Mensa si è ormai conclusa, la fabbrica è passata piú volte di mano e le banche l’hanno lasciata morire, nonostante scioperi e presidi. È allora che Riniero, pronipote di Nazzaro, si presenta con un piano irresistibile di rigenerazione del sito industriale, per dare a Mensaleri un nuovo corso. O forse no.


A Mensaleri incontrerete: La Carmen, che fuma e lavora, ma non è una donna. L’isola di Parpai. Tutt’altro che disabitata. E molto rognosa da disabitare. La Leri. Un fiume che si divide in tre parti. Come il dio cristiano e molte altre cose. Odelia Vitali. Parla italiano talmente bene che dev’esserci un trucco. O una stregoneria. Carmini e carmele, foresti e paesani. Anche i soprannomi servono a dividere la classe operaia. Nazzaro Mensa. Il Fondatore. Ha concepito una cartiera bella quanto una reggia. Celso Mensa. L’Erede. Invidia i baffi del principe Umberto. Horus I. Legge i tarocchi alla locanda delle Budrie. Cita la Cabala e Lucrezio in latino. Horus III. Identico al nonno, pare la sua copia scolpita nella cera. Gli manca solo lo stoppino. Il Bagatto. Arcano dei tarocchi. La falda del suo cappello disegna il simbolo dell’infinito. Spartaco Bonomi. Detto Carlí, abbreviazione di Carlínnet, il famoso rivoluzionario tedesco. Lo Scleri. Ci si tengono feste e concerti. Ma non ha un vero impianto elettrico. Toni Pohlmann. Regista di teatro sociocosmico. Guida una Fiat Ritmo azzurra e si orienta con le storie, non con le mappe. Neda. La figlia di Toni. Un’adolescente che da Mensaleri si aspettava solo noia e zanzare. Simone Gardel. Pilota austroungarico. Anzi, austriacante. Noi. Attori e attrici del laboratorio di Toni, che pensavamo di essere quindici e invece eravamo di piú.





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